Le persone che soffrono di insonnia e stanchezza surrenale presentano solitamente livelli glicemici anormali sotto forma di ipoglicemia. Ed in presenza di ipoadrenia vi è una maggiore tendenza a sviluppare allergie, dolori artritici e risposta immunitaria ridotta.
Le ghiandole surrenali hanno anche effetto sui nostri stati mentali. Come risultato, persone con surrenali affaticate sono più inclini a provare sensazioni di paura, ansietà e depressione, hanno momenti di confusione, maggiori difficoltà a concentrarsi ed una memoria meno reattiva. Hanno spesso minore tolleranza verso gli altri e si ritrovano spesso in uno stato di frustrazione ed impotenza. Quando le ghiandole surrenali non secretono sufficienti quantità di ormoni, l’insonnia è una delle conseguenza più comuni.
Come la loro condizione peggiora, si pongono le basi per lo sviluppo di condizioni (apparentemente) scollegate come infezioni respiratorie, riniti, asma, raffreddori frequenti ed un numero di altri problemi come fibromialgia, stanchezza cronica, diabete, problemi autoimmuni ed alcolismo.
Queste persone possono apparire ad amici e familiari pigre, poco motivate e senza ambizioni, quando in realtà è vero esattamente il contrario; sono invece costrette a fare sforzi titanici rispetto a persone con surrenali sane per svolgere le normalissime attività quotidiane.
Molte persone con lieve ipoadrenia tendono a trascorrere “lunghi” periodi senza consumare pasti adeguati. Questo comportamento mette alla prova le surrenali che in presenza di ipoglicemia sono costrette a secernere cortisolo per normalizzare la glicemia, dando vita ad un circolo vizioso senza interruzione.
Regolazione dei livelli di zucchero nel sangue
Indulgere con i carboidrati, siano essi patate o cioccolato, provoca un picco glicemico. Affinché la glicemia torni a livelli normali, il pancreas produce insulina. Quando questo meccanismo avviene frequentemente, il pancreas sovracompensa, “sparando” troppa insulina nel sangue. A questo punto la glicemia cala eccessivamente e i nostri ormoni surrenali sono costretti ad entrare in azione. Le ghiandole surrenali, che “considerano” l’ipoglicemia come una minaccia mortale, inviano ormoni in aiuto.
Il problema è che questi ormoni causano stress all’organismo. Ed ogni volta che questo si verifica – per molte persone ciò avviene ad ogni pasto – funzioni pratiche come digestione, immunità, equilibrio ormonale ed attività tiroidea vengono relegate in secondo piano.
Dislglicemia notturna
La disglicemia è una condizione in cui l’organismo perde la sua capacità di mantenere stabile la glicemia. La disglicemia ed i suoi effetti sulla funzione surrenale sono tra le cause principali di numerosi problemi di salute e che frequentemente sfociano nell’ipotiroidismo: la disglicemia indebolisce ed infiamma il tratto digestivo, le barriere immunitarie dell’intestino (un elevato livello di cortisolo diminuisce i livelli di sIgA e impedisce il ripristino della parete intestinale), dei polmoni e del cervello, porta le ghiandole surrenali all’esaurimento, crea le condizioni per squilibri ormonali, blocca i tentativi del corpo di disintossicarsi, affatica e danneggia il metabolismo degli acidi grassi.
Ipoglicemia reattiva ed insonnia
Quando il pancreas produce troppa insulina a causa di continui picchi glicemici, i livelli di zucchero nel sangue oscillano tra alti e bassi. E così, l’energia, l’umore e la congizione mentale del soggetto. La persona ha sbandamenti, poca memoria breve, è irascibile, e se trascorre troppo tempo senza mangiare tende a collassare, specialmente tra le ore 15 e le 16. Questo è ciò che accade tipicamente alle persone con ipoglicemia reattiva. Si chiama reattiva poiché il crollo glicemico avviene dopo 2-5 ore dal pasto. L’ipoglicemia reattiva rappresenta una fase precoce dell’insulino resistenza e se non curata, può portare allo sviluppo del diabete. Le persone con ipoglicemia reattiva solitamente saltano i pasti, consumano cibi ricchi di zuccheri, dipendono dalla caffeina per “funzionare”, desiderano zuccheri e sale durante il giorno, ed hanno serie difficoltà ad alzarzi la mattina ed a dormire la notte.
Alcune persone sono semplicemente ipoglicemiche, ovvero hanno una glicemia a digiuno sempre bassa. Con una dieta povera di nutrienti, stanchezza surrenale e ipotiroidismo.
L’ipoglicemia è legata a tutte le forme di ipotiroidismo, ma il più comune è quello causato da una funzione pituitaria pigra. I continui picchi glicemici stressano le ghiandole surrenali, che in risposta rallentano la funzione della ghiandola pituitaria, coinvolgendo fondamentalmente la salute della tiroide.
Stress surrenale, insonnia ed ipoglicemia
Lo stress surrenale normalmente si sviluppa come conseguenza di stress cronico. Lo stress può essere di natura chimica, fisica o emozionale, ma è generalmente il risultato di tutti e tre i fattori. Quando le surrenali si esauriscono, perdono la loro capacità di produrre cortisolo. Questo porta a situazioni di ipoglicemia visto che il corpo dipende dal cortisolo per mantenere la glicemia stabile durante il giorno. Il cortisolo svolge inoltre una funzione anti-infiammatoria, anti-allergica ed ha proprietà di rafforzamento immunitario. Come le surennali si esauriscono, l’organismo perde la sua capacità di sintetizzare tutti gli altri ormoni che diventano compromessi con tutti i problemi che ne conseguono.
Interazione tra bassi livelli di cortisolo, stanchezza surrenale, insonnia e ipoglicemia
Quando le surrenali sono affaticate per periodi prolungati, la produzione di cortisolo attraverso varie fasi fino a diminuire sempre più. In questa situazione, il fegato ha maggiori difficoltà nel convertire glicogeno in glucosio. Grassi, proteine e carboidrati che normalmente possono essere convertiti in glucosio, non possono essere facilmente convertiti.
Queste riserve di energia controllate dal cortisolo sono critiche per raggiungere a mantenere una glicemia stabile, specialmente durante periodi di stress, quando i livelli di insulina vengono aumentati a seguito di una maggiore richiesta di energia cellulare. L’insulina apre le membrane cellulari per incamerare glucosio al fine di drenare più energia alle cellule. Senza livelli adeguati di cortisolo a facilitare la conversione di glicogeno, grassi e proteine in nuovi rifornimenti di glucosio, questa maggiore necessità è impossibile da soddisfare.
Il problema quindi non è una carenza di glucosio nel sangue, ma piuttosto il fatto che il glucosio non può raggiungere le cellule. Infatti, i test glicemici possono risultare assolutamente normali mentre i sintomi dell’ipoglicemia continuano a manifestarsi sempre più.
Per compensare questa carenza energetica, le ghiandole pompano gli ormoni dello stress che attivano il fegato affinché rilasci il glucosio immagazzinato nel sangue. Questa situazione ripetuta esaurisce le ghiandole surrenali, così come l’ipotalamo e la ghiandola pituitaria.
Le persone affette da stanchezza surrenale si trovano in grande imbarazzo quando sono sotto stress (anche per una discussione) hanno bisogno di più glucosio, ma le loro ghiandole surrenali non possono produrre abbastanza cortisolo per generarne maggiori livelli di glucosio dalle riserve. In presenza di aumentata insulina e cortisolo ridotto, la glicemia crolla rapidamente. Quando questo accade vi è una richiesta di maggiore glucosio e qui si verifica la “tragedia”.
Gluconeogenesi, diete low-carb e cortisolo
Il cortisolo stimola la conversione di proteine, grassi e carboidrati in energia attraverso un processo denominato gluconeogenesi, in modo che il nostro corpo abbia grandi quantità di energia anche dopo che le risorse di glucosio immagazzinate in fegato e muscoli si sono esaurite.
Il cortisolo è un potente anti-infiammatorio che, in piccole quantità velocizza la riparazione dei tessuti, ma in grandi quantità deprime le difese immunitarie. Una prolungata reazione di resistenza aumenta il rischio di malattie poiché la continua presenza di livelli elevati di cortisolo sovrastimola le singole cellule che iniziano a guastarsi. Se questa condizione persiste senza rimedio, si arriva alla fase di esaurimento.
Esaurimento surrenale e gluconeogenesi
Durante questa fase, vengono secreti livelli minori di cortisolo ed aldosterone con conseguente riduzione della gluconeogenesi ed ipoglicemia, perdita di sodio e ritenzione di potassio. Le cellule funzionano meno efficacemente in questa situazione visto che contano pesantemente su adeguate quantità di zuccheri nel sangue e sul rapporto sodio-potassio. Come risultato, il corpo si indebolisce. Questo significa che durante la fase di esaurimento, al corpo mancano gli elementi essenziali per sentirsi bene a funzionare al meglio.
Quando gli ormoni corticosurennalici sono esauriti, la glicemia crolla poiché bassi livelli di cortisolo portano a bassi livelli di gluconeogenesi. Questo significa che il corpo è meno capace di produrre il glucosio necessario dal grasso, proteine e carboidrati immagazzinati, lasciandoci maggiormente dipendenti dal consumo di cibo.
La combinazione di cortisolo basso ed alti livelli di insulina porta ad una rallentata produzione di glucosio e ad un’accelerazione nell’assorbimento del glucosio nelle cellule. L’ipoglicemia è il risultato del fatto che le cellule non ottengono glucosio ed altri nutrienti di cui hanno bisogno.
Quando l’energia non è disponibile, tutti i meccanismi che necessitano di energia rallentano sensibilmente. Questa mancanza di energia unita ad uno squilibrio elettrolitico produce una crisi cellulare. Quando energia ed elettroliti ritornano nuovamente disponibili e lo stress cellulare diminuisce, la cellula danneggiata dev’essere riparata o rimpiazzata. La riattivazione di una regolare funzione cellulare comporta una serie di eventi che consumano energia e che utilizzano una maggiore quantità di energia di quanto sia normalmente necessario.
Interpellata sull’argomento dieta low-carb, chetogenica e problemi di cortisolo, la risposta di Nora Gedgaudas è stata:
I sintomi che descrivi suggeriscono che si è in presenza di livelli depressi di cortisolo. Questo potrebbe essere dovuto a qualche infezione virale/batterica/parassitica, qualche particolare forma di infiammazione dovuta alla presenza di antigeni nella dieta o composti ambientali, o qualche forma di processo autoimmune non diagnosticato. Livelli di cortisolo cronicamente depressi producono quasi sempre uno stato di ipoglicemia cronica, anche se non esiste niente come la “carenza di amidi”. Le così dette “safe starches” possono aiutare a migliorare i sintomi ma certamente non risolvono il problema che sta alla base. Visto che non ci conosciamo e che ogni paziente presenta condizioni differenti è per me impossibile stabilire le cause, ma posso assicurarti circa il fatto che qualunque sia il fattore scatenante non si tratta di una “carenza di carboidrati”. Non esiste alcuna letteratura scientifica fondata che possa dimostrare la necessità di carboidrati nella dieta dell’uomo. Il cortisolo è in parte responsabile dell’aumento della glicemia in caso di necessità. Persone con cortisolo depresso non sono in grado di aumentare la glicemia e quindi vivono in uno stato ipoglicemico costante, anche consumando una dieta low-carb. Il problema però non dipende dalla carenza di carboidrati. Anzi, in questi casi, consumare carboidrati è come mettere un cerotto sul problema senza trovare la soluzione.
Diete low-carb e funzione tiroidea
Le persone che riscontrano problemi seguendo un regime low-carb sembrano incappare nel medesimo schema. Dopo aver seguito diete convenzionali, vegetariane e vegane approdano ad una dieta low-carb. Inizialmente si sentono meglio, perdono peso ma presto sviluppano sintomi della stanchezza, spesso accompagnati da sintomi classici dell’ipotiroidismo come freddo alle estremità, perdita di capelli e problemi digestivi. E reintroducendo i carboidrati, i sintomi sembrano attenuarsi.
Poiché i sintomi fanno pensare all’ipotiroidismo, queste persone controllano la tiroide (solitamente con gli esami TSH e FT4 senza FT3), con ancora maggiore confusione quando il medico comunica che i risultati sono perfetti.
Le persone che approfondiscono ulteriormente con un esame chiamato rT3 (reverse T3, in Italia non esiste ma potete ordinarlo all’estero) scoprono di avere livelli anormali, e ciò rappresenta un problema. In questo caso i medici più assennati prescrivono la somministrazione di solo T3. Solitamente nei pazienti c’è un miglioramento, ma difficilmente è sufficiente a ripristinare le cose in modo ottimale.
Due parole importanti sull’rT3
Un eccesso di Reverse T3 può essere causato da una disfunzione surrenale cronica (cortisolo troppo alto o troppo basso) così come da livelli di ferro/ferritina bassi. I motivi possono essere molteplici, ma questi sono certamente i più frequenti. I valori dell’rT3 vanno considerati in relazione ai valori di FT3 e T3 (quest’ultimo in Italia non lo fanno). Un rapporto sano FT3/rT3 dovrebbe essere uguale o maggiore a 10. Valori alti di rT3 sono anche associati ad aumentati livelli di colesterolo LDL. Tuttavia quel che conta è il rapporto tra i due valori.
Orsi, ibernazione, rT3 e tironamine
In questo interessante articolo, alcuni ricercatori spiegano la relazione tra consumo di carboidrati e funzione tiroidea attraverso la presenza di tironamine sull’energia metabolica. Nello studio citato del 2010 è stato dimostrato che iniettando tironamine nella cavità della pancia o nei tessuti cerebrali di animali in sperimentazione si verificavano le seguenti reazioni e comportamenti:
- ridotta capacità di utilizzare lo zucchero come fonte di energia
- insulino resistenza
- temperatura basale ridotta
- contrazioni cardiache indebolite
- declino delle attività
Dopo l’iniezione di tironamine, gli effetti cominciavano entro pochi minuti e perduravano per almeno 8-12 ore.
Ad oggi non è possibile testare i livelli di tironamine, ma attraverso il test dell’rT3 possiamo verificare il precurose delle tironamine. E può essere che presto scopriremo che elevati livelli di rT3 corrispondono ad alti livelli di tironamine nei tessuti.
La D.ssa Cate Shanahan ha una teoria sull’argomento rT3 che spiega così:
Questo fenomeno è simile alla condizione degli orsi prima di ibernarsi, e questo avviene quando le bacche ed altri carboidrati disponibli in natura scompaiono, creando la stanchezza necessaria all’ibernazione. Sfortunatamente, per chi tra di noi non è interessato ad ibernarsi, questo può rappresentare un problema.
La ricerca negli umani dimostra che, come per gli orsi, i nostri ormoni tiroidei sono influenzati da singificativi cambiamenti nella quantità di carboidrati consumati.
Per alcuni, un improvviso declino di glucosio disponibile può scatenare un riflesso atavico di ibernazione, che provocherà la conversione di T4 in rT3 anziché nella sua forma attiva T3. L’rT3 viene poi convertito in tironamine che causano i sintomi dell’ipotiroidismo senza però alterazioni particolari negli esami sierici circa il funzionamento della tiroide.
Ovviamente siamo nel campo delle speculazioni e serviranno molte altre ricerche prima di avvalorare questa ipotesi.
Secondo la D.ssa Shanahan per favorire una transizione da una dieta normale ad un regime low-carb senza conseguenze è importante che la riduzione dei carboidrati sia lenta e graduale, iniziando a diminuire il consumo di carboidrati dalla colazione per poi estenderlo agli altri pasti durante un ampio periodo di tempo.
Sull’argomento tiroide e carboidrati, ecco le conclusioni di Nora Gedgaudas che scrive:
Uno stato di adattamento chetogenico può risultare in una ridotta conversione dell’ormone T4 nell’attivo T3. Questo non rappresenta uno stato patologico ma accade semplicemente poiché in questa situazione (chetosi) non c’è bisogno di così tanto ormone tiroideo attivo per uno stato ipometabolico più efficiente. Che tu ci creda o no, questa è una condizione altamente desiderabile da un punto di vista della longevità. Le diete low-carb non fanno assolutamente male alla tiroide. Ed una volta che si inizia nuovamente a consumare una maggiore quantità di cibo, i valori della tiroide aumentano molto velocemente. Questo non significa però che si tratti di una cosa auspicabile.
Conclusioni su consumo di carboidrati, insonnia e ipotiroidismo
Al di la della tironamine su cui ancora c’è molto da scoprire, è evidente che in presenza di problemi surrenali con conseguente produzione abnorme di cortisolo, alcune persone trovano grandi difficoltà nel diminuire il consumo di carboidrati. Allo stesso tempo però, pare altrettanto evidente che il consumo di carboidrati (safe starches) mascheri il problema sottostante senza mai risolverlo. Le cause dei livelli di cortisolo sballati possono avere molteplici radici: stress eccessivo, dieta squilibrata (con consumo eccessivo di carboidrati raffinati), leaky gut, problemi autoimmuni, infezioni virali, intolleranze ed allergie alimentari, infiammazione, sovrallenamento, intossicazione da metalli pesanti (i.e. mercurio) ed altro ancora. Per cui, non trattate male i carbomani. Forse c’è un problema più grande che non dipende dalla loro volontà e che sussiste nell’incapacità diagnostica del medico. E fin quando non viene risolta, sarà impossibile ridurre i carboidrati (sempre che lo desiderino e che sia davvero necessario). Anzi, avranno un alibi di ferro nel difendere la loro legittima scelta di non poter stare bene senza una certa quantità di carboidrati, pena una pletora di sintomi piuttosto fastidiosi.
Possibili integrazioni (chiedete al medico prima di drogarvi!):
Per l’ipoglicemia:
- L-carnitina
- Inositolo
- Coenzima Q10
- Vanadio aspartato
- Rubidio chelato
- Colina Bitartrato
- Cromo
Per la regolazione del cortisolo (con alcune differenze tra basso ed alto):
- Glicirrizina
- Pantetina (B5)
- EPA & DHA (omega-3)
- Taurina
- Estratto di tè verde
- Estratto di aglio (inodore)
- Olio di Enotera (Evening Primrose Oil)
- Fosfatidilserina
- Acido alfa-lipoico
- Magnesio
- Zinco
- Biotina (B7)
- Gymnema Sylvestre
- Panax Ginseng
- Siberian Ginseng
- Holy Basil
- Ashwagandha
- Rhodiola Rosea
E ovviamente un po’ di dieta.
Articolo interessante.
Com sai ho un serio problema di IBS con annessa SIBO (positivo all’H2 tramite breath test), ho provato così a seguire una dieta foodmap low-carb come da protocollo trovato su siboinfo.com per vedere se ottenevo qualche miglioramento.
Invano.
Dopo circa 3 settimane i miei sintomi sono peggiorati: aumento della stitichezza con annesso gonfiore addominale, fame ricorrente, sveglia notturna anche 3 volte in un bagno di sudore, stanchezza cronica agli arti inferiori e alle braccia, vertigini e colpi di ansia.
L’unico miglioramento è stata una diminuzione di borbottii e movimento, e feci più dure, ma non credo valga la candela, meglio i borbottii che essere un cadavere.
Questi sintomi sono tremendi, un’esperienza che non consiglio a nessuno tantè che sono stato costretto a integrare riso Jasmin, miglio e grano saraceno a rotazione (non tutti i giorni) con qualche galletta la mattina con un poco di marmellata fatta in casa senza zucchero, per non cadere a terra e avere un blocco intestinale.
La ripresa almeno dal lato stanchezza è notevole, sto meglio e più in forze ma purtroppo i problemi intestinali e l’aterazione dell’alvo persistono.
Sto pensando di acquistare un estrattore per frutta e verdura e provare una dieta elementale per qualche settimana, sperando che il mio intestino con una dieta liquida si rimetta un pò in sesto e ingrani meglio. Al momento sto anche facendo, sempre secondo il protocollo di quel sito, una terapia con rifaximina e mantenimento successivo con procinetico leggero (eritromicina).
Sono al 9 giorno, reggo bene la rifaximina ma mi pare non serva a nulla.
In combinazione prendo berberina, olio di origiano, e vitamina D, al mattino del magnesio ma anche con queste aggiunte non ho notato alcuna differenza.
A questo punto una le prova tutte e non so più che fare. In Italia purtroppo non ci sono medici capaci di risolvere e scavare a fondo su queste problematiche, per cui il fai da te è l’unica soluzione, tentare tutte le strade, rischioso ma meglio vivere meno ma bene che vivere tanto ma male.
Ciao, scusa se mi permetto ma per esperienza diretta ne ho trovato immediatamente giovamento… ti consiglio di seguire per almeno due settimane e scrupolosamente la dieta del dott Mozzi dei gruppi sanguigni.la trovi gratis on line… anche se è un post vecchio di qualche anno rispondo con la speranza di aiutare qualcuno.grazie
Vorrei mettermi in contatto con l autore , perché sono due anni che vivo la sua stessa storia senza che i medici abbiano impostato una cura seria, ho subito una serie infinita di analisi e ricoveri e sono certa che la risposta sia nella stanchezza surrenale mai diagnosticata, e nell infiammazione che mi ha portato a pd avere oggi problemi di sindrome autoimmune poli ghiandolare
Grazie
Ciao e grazie per gli articoli.
Ho conosciuto la paleodiet a Luglio dello scorso anno e mi sono trovata sin da subito molto ma molto bene. Inutile stia qui ad elencare i benefici che dona questo regime alimentare perchè desidero venire subito al sodo.
Per chi va in chetosi, in questo caso io (<50 gr carboidrati), cosa mi sai dire sul ciclo mestruale? Può arrivare ad essere sempre meno per poi diventare amenorrea oppure l'assunzione "elevata" di grassi mantiene comunque buona la funzionalità degli ormoni femminili e quindi sempre ottimale il ciclo mestruale?
Ci sono pareri discordanti tra ginecologi – nutrizionisti / paleoconvinti.
Gli specialisti sostengono che se si tolgono i cho – soprattutto complessi – il ciclo può arrivare a sparire causando anche infertilità. Vorrei qualche delucidazione in tal senso.
Grazie
Ciao! Sono una ragazza 24enne attiva (pratico palestra 3v alla settimana) a cui è stata prescritta la lchf (inizialmente mi tenevo tra 20g ora cerco di stare tra i 50g al giorno ) dall’endocrinologo poiché dei risultati emergeva il cortisolo alto e una tiroide un po’ pigra.
Seguita inizialmente da una coach, ho preso vari integratori tra cui D3 (tutt’ora) e mi è stato consigliato di interrompere l’assunzione della pillola, cosa che ho fatto immediatamente.
Sono quasi al 3 mese, ho perso 4kg e pratico intermitting Fasting da 1 a 2 volte alla settimana.
Nessun problema se non fosse che da quando ho smesso con la pillola non ho più avuto il ciclo.
Volevo un po’ capire il discorso dei carboidrati, immagino non sia così semplice, ma da quanto ho capito la quantità da assumere per riuscire ad avere l’equilibrio ormonale è molto variabile da persona a persona..
Grazie in anticipo.
Ciao Gabriele!
Leggendo questo articolo mi stanno sorgendo tantissimi dubbi sul fatto che tanti medici, spero non tutti, non capiscano una cippa di tanti sintomi……..x pigrizia o forse proprio non ci arrivano……comunque non facciamo polemica…..se possibile vorrei scriverti in privato……grazie
Ciao, volevo solo dare la mia testimonianza a proposito di ibernazione da dieta low carb. Dopo tre mesi di regime alimentare low carb e iperproteico, prescritto da una nutrizionista senza alcun passaggio graduale dalle mie precedenti abitudini (esattamente opposte), inizio ad avvertire una forte stanchezza soprattutto il pomeriggio. La nutrizionista mi consiglia di controllare ferro e glicemia dopo un’ora da ogni pasto, la ferritina è un po’ bassa, aggiunge ferro e non modifica la dieta. Dopo sei mesi scompare il ciclo mestruale, la stanchezza è ormai astenia, dalle analisi endocrine non risultano danni a ipofisi o ipotalamo e le ovaie stanno bene, la nutrizionista continua a sostenere che la dieta va bene e che devo continuare a mantenere i carboidrati bassi per la questione dei picchi glicemici. Continuo a fidarmi, dato che con questa dieta ho avuto tutta una serie di benefici – asma, acne, sistema immunitario – e seguo con lo stesso regime, un carcere, non solo low carb, ma anche rigida rotazione degli alimenti e non più di tre a pasto, una follia! Mi decido dopo un anno e mezzo a cambiare nutrizionista. La nuova mi fa testare i livelli di vitamina B12 (che la vecchia nutrizionista mi faceva assumere insieme ad una serie innumerevole di vitamine e integratori) e D, la quantità di B12 era ben oltre la soglia, mentre la D molto carente (chissà perché nelle duecento pasticche giornaliere questa non era prevista…). Finalmente libera e con l’aiuto di una nuova professionista, ho iniziato molto gradualmente a reintegrare i carboidrati e da subito ho iniziato a stare meglio, ancora ne mangio molto pochi rispetto alla maggioranza delle persone, però ne mangio quanti me ne chiede il corpo e guarda un po’ i livelli glicemici post prandiali non si sono affatto alzati, anzi a volte mi stupisco perché sono più bassi di quando di carboidrati ne mangiavo una quantità irrisoria. Ancora non ho ristabilito il mio equilibrio ormonale, spero anzi di non aver fatto troppi danni, sicuramente ora mi sento meglio, sarà una “falsa” sensazione?
Grazie
Buongiorno, come possibile che in un rapporto sano FT3 debba essere superiore 10 volte superiore di RT3 (x avere FT3/RT3>10) ? Il range di normalità x FT3 è solitamente tra 1,5 e 4,5 pg/mL mentre il range di RT3 è tra 100 e 250 pg/mL.. così leggo nel referto del laboratorio che mi ha testato entrambi..
Buongiorno, a chi o dove si puo richiedere l’esame dell’rT3? Grazie anticipatamente.